Storia

L’attuale sistemazione dell’edificio in cui ha sede il Museo diocesano d’arte sacra risente degli interventi settecenteschi, che ne hanno sistemato gli spazi nelle volumetrie odierne. Nel Palazzo dei canonici - le cui origini vanno collocate nel medioevo - i presbiteri addetti alla cattedrale (i canonici, appunto) conducevano vita in comune; col tempo, smessa questa destinazione, al loro palazzo restarono comunque demandate funzioni di rappresentanza, di conservazione di beni e di documenti. Per questo, nel Palazzo dei canonici sono sopravvissuti fino a non molti anni fa la sala del fuoco al pianterreno - caratterizzata da un camino ancora presente, opera del sec. XVIII - mentre nel piano superiore si trovavano l’ampia biblioteca capitolare, la stanza del tesoro della cattedrale, l’archivio capitolare e la sala dei canonici, dove costoro tenevano le riunioni. Grazie ai fondi statali erogati attraverso la Regione Lazio per il giubileo del 2000, tali locali sono stati restaurati e ridistribuiti nei volumi interni, allo scopo di ospitare le collezioni del museo diocesano; alla sua realizzazione ha notevolmente contributo la Conferenza episcopale italiana, con fondi provenienti dall’8 x 1.000 e destinati alla conservazione ed alla promozione dei beni culturali ecclesiastici della penisola. La diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, facendo tesoro della peculiarità della sua storia secolare e della sua configurazione, ha scelto di istituire un museo diffuso nel territorio: la sede di Sezze - inaugurata dal vescovo diocesano mons. Giuseppe Petrocchi (1998-2013) il 2 luglio 2010 - insieme all’Archivio capitolare della cattedrale ed alla chiesa-madre della città e dell’antica diocesi costituiscono il Polo culturale della Chiesa di Sezze, in dialogo con la memoria storica della città e del suo territorio.

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Orari

lunedì, sabato e domenica 8.30-12.30, 14.00-17.00

In primo piano

Sala I

La sala, che introduce a tutta la struttura e che funge da accoglienza dei visitatori, espone anche alcuni pezzi della raccolta museale: su un apposito piedistallo una statua di Sant’Antonio di Padova del sec. XVII; su una pannellatura del mobile della biglietteria sono esposti un dipinto di Santa Giacinta Marescotti e due grandi reliquiari ad ostensorio del sec. XVII in argento; seguono il dipinto di San Carlo da Sezze (sec. XVIII), una icona con ricca cornice dei Santi Cosma e Damiano e la cattedra episcopale lignea (sec. XVIII).

Sala II

La Sala dei paramenti ospita un parato completo per la celebrazione eucaristica, costituito dalla pianeta per il sacerdote e dalle dalmatiche per i diaconi assistenti: sono dono alla cattedrale di Sezze del cardinale Pietro Marcellino Corradini (1658-1743). Lungo la parete di destra hanno trovato posto una iscrizione del 1727 che ricorda la visita alla città di papa Benedetto XIII (1724-1730) ed alcuni frammenti di iscrizioni di epoca romana. Nell’espositore successivo è collocata una dalmatica in lama d’oro con lo stemma della cattedrale di Sezze (sec. XIX), la preziosa mitria - con relativa custodia in marocchino rosso - donata da Benedetto XIII (1724-1730) durante la sua visita a Sezze nel 1727 e due pianete, una appartenuta al vescovo diocesano Callisto Maria Palombella (1749-1758), l’altra di proprietà della cattedrale, del sec. XVIII.

Sala III

Nella Sala dei reliquiari trovano posto, in un grande espositore a tutta parete, i reliquiari a busto in legno scolpito e dorato di Santa Lucina, Santa Agnese, San Luigi Gonzaga e San Filippo Neri; per contemporaneità di esecuzione (sec. XVIII), tra questi manufatti è stato collocato un tronetto per l’esposizione eucaristica. In una seconda teca si trovano i reliquiari a busto di San Maurizio e di una Santa compagna di sant’Orsola e due reliquiari a tabella: tutti risalenti al sec. XVI. In un espositore a parte si trovano i due reliquiari a busto dei compatroni di Sezze, i martiri San Pietro e San Marcellino: realizzati nel 1723, vennero donati alla cattedrale dal cardinale Pietro Marcellino Corradini (1658-1743). Chiude la serie il reliquiario a busto d’argento di San Lidano d’Antena, patrono della città e della diocesi: realizzato nel 1837 dall’argenterie romano Federico Sciolet (1808-1870), sostituisce un analogo manufatto cinquecentesco.

Sala IV

La Sala delle oreficerie è stata concepita come “contenitore” delle suppellettili utilizzate per la celebrazione eucaristica: per questo vi trovano posto una pisside d’argento caratterizzata dalla figura dell’Agnello, simbolo di Gesù Cristo, due ampolline per il vino e l’acqua, un incensiere con raffigurazioni del patrono della città e della beata Vergine, titolare della cattedrale; seguono alcuni calici di epoche diverse, due ostensori e tre cartaglorie in argento. In queste teche sono conservati anche alcuni reliquiari dei secc. XV-XVIII, tra cui vanno ricordati i due legati alla memoria di Gesù: quello della Sacra Spina e quello della Santa Croce. In una vetrina a parte è esposta la muta di croce e candelieri d’argento donati alla cattedrale dal cardinale Pietro Marcellino Corradini (1658-1743).

Sala V

L’ultima sala è stata adattata ad esporre i dipinti della pinacoteca della cattedrale: vi trovano posto un Sant’Antonio abate di Giuseppe Turchi (1840-1895), il San Giuseppe Benedetto Labre, sempre di Turchi (del sec. XIX), una Madonna che allatta Gesù Bambino del sec. XVI e la grande pala di Domenico Antonio Fiorentini (1747-1820), raffigurante il Martirio di Santa Parasceve. “Pezzo forte” è la pala di Giovanni da Gaeta del Cristo Salvatore, del 1472, affiancata da una Vergine Maria di analogo formato, ma del sec. XVII.

Dove siamo

Realizzato con il contributo della Regione Lazio l.r. 24/2019 Piano annuale 2020


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